[vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”1259″ img_size=”full”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]Cara Amica, come saprai ho sempre ammirato le donne, la loro energia, il coraggio che emanano ogni giorno e a cui ogni giorno ho potuto assistere durante le mie attività di medico. Non ne ho mai fatto mistero: ritengo che quello femminile sia senza dubbio il sesso forte, e che rappresenti una fonte di ricchezza insostituibile per la nostra società. Per questo motivo ho dedi – cato tanta attenzione alla cura della donna, e in particolare al difenderla da un nemico temibile: il tumore al seno. Una malattia particolarmente odiosa, perché diretta verso il simbolo stesso della femminilità. Eppure c’è un altro organo, altrettanto delicato e altrettanto rappresen – tativo dell’identità femminile, che necessita di cura e attenzioni: l’utero, ciò che permette alla donna di diventare madre. Questo organo così importante può anch’esso sviluppare un tumore: solo in Italia si contano ogni anno più di 10 mila nuovi casi, con oltre 2.800 decessi. Eppure si tratta di tumori da cui oggi è possibile difendersi facilmente, se si presta la giusta attenzione alla prevenzione, si adotta un corretto stile di vita e si effettuano i controlli medici con regolarità. Visite ginecologiche e Pap test sono fra i più grandi alleati della salute al femminile: occasioni da non perdere per prendersi cura di sé. I tumori del collo dell’utero meritano qualche parola in più, poiché sono quasi esclusivamente causati da alcuni ceppi di Papilloma Virus Uma – no, o HPV. Si tratta di un virus che si trasmette nella maggior parte dei casi attraverso i rapporti sessuali. E purtroppo le malattie a trasmis – sione sessuale sono quelle più difficili da comunicare: l’HIV ne è stata la concreta dimostrazione. Chi ne viene colpito si sente a disagio e fa fatica a parlarne: sono invece proprio l’omissione e il silenzio i migliori alleati dell’HPV. Per questo abbiamo scelto di parlarne apertamente, attraverso le paro – le della scienza. Si tratta di un’infezione che colpisce l’80% circa delle donne (ma anche degli uomini) sessualmente attive e che la maggior parte delle volte guarisce spontaneamente. In altri casi, invece, può trasformarsi in un terribile nemico. Mai come in questo momento è utile essere chiari: sono in fase di am – pliamento progetti importanti, come la vaccinazione profilattica su mi – gliaia di ragazze e ragazzi adolescenti, e l’introduzione di uno screening nazionale basato su uno specifico test per individuare il virus ben prima che provochi i primi danni. Mi auguro, quindi, che la scienza possa fornirti anche questa volta tutte le informazioni necessarie ma anche le risposte alle domande che non hai mai potuto o voluto porre al tuo medico di fiducia.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]La prevenzione dei tumori genitali femminili, in particolare dell’utero, sintetizza i migliori sforzi fatti dai ricercatori, dalle adeguate campagne di informazione e da una sempre maggiore consapevolezza delle don – ne sulla possibilità di prevenire o diagnosticare precocemente le lesioni tumorali. L’utero ha un’anatomia particolare che si riflette nell’epidemiologia dei tumori che lo colpiscono: la parte addominale (corpo uterino) ha pre – valentemente tumori ormono-dipendenti dell’epitelio ghiandolare en – dometriale; la parte vaginale (cervice uterina) tumori dell’epitelio pavi – mentoso dipendenti dall’infezione da papillomavirus (HPV). Il Pap test ha rappresentato un vero caposaldo nella riduzione dell’incidenza dei tumori della cervice uterina, ma non può essere utilizzato per la diagno – si dei tumori endometriali. Questa debolezza è diventata un punto di forza: ci ha spinti a comuni – care come la prevenzione non sia a “senso unico”, ma sia necessario responsabilizzare le donne sui sintomi, sullo stile di vita, sul prendersi cura di sé in generale. Convincerle a non aspettare che piccoli sintomi diventino più importanti, e a rivolgersi al proprio specialista di fiducia. Spiegare loro l’importanza di abbandonare abitudini alimentari e di vita che portino al sovrappeso, fattore di rischio principale per il tumore en – dometriale. L’importanza di non fumare e non avere abitudini sessuali che aumentino il rischio di persistenza delle infezioni da HPV. Ed è proprio dalla scoperta che l’infezione da HPV è la causa neces – saria per la maggior parte dei tumori della cervice uterina che è nato il “futuro” del Pap test. Esiste un’evidenza scientifica, frutto di lavori collaborativi internazionali, che uno screening con test validati per individuare il DNA dell’HPV (ov – vero il materiale genetico dei papillomavirus oncogeni) sia più efficace dello screening basato sul Pap test nel prevenire i tumori invasivi del collo dell’utero. Un test HPV negativo permette di allungare gli intervalli tra un esame e l’altro con maggior sicurezza rispetto a un singolo Pap test negativo. Ma un test HPV positivo non significa presenza di pato – logia: nella maggior parte dei casi si tratta di infezioni che si risolvono grazie al sistema immunitario senza dare lesioni. La lettura del Pap test nelle donne positive al test HPV consente, in caso di anormalità, l’invio ad eseguire un approfondimento diagnostico con la colposcopia ed eventualmente la biopsia. Siamo in un periodo di transizione tra screening con Pap test e scree – ning basato sul test HPV. Tuttavia è bene che quest’ultimo non venga effettuato prima dei 30 anni, quando è maggiore l’incidenza di infezioni transitorie da HPV. D
Complicato? No, affascinante. Il nostro caro collega e amico Mario Sideri, all’avanguardia nella prevenzione dei tumori genitali femminili, usava spesso confrontare gli aerei degli anni ’50 (gli albori dello scre – ening con Pap test) ai Boeing dei giorni nostri (epoca del HPV test). Così come ogni pilota deve essere in grado di utilizzare al meglio la tecnologia a disposizione, ogni specialista di prevenzione deve saper offrire alla paziente il meglio per la riduzione del suo rischio di sviluppa – re un tumore, conducendo “l’aereo” in un aeroporto sicuro. E i vaccini anti-HPV (bivalente, quadrivalente e, a breve anche in Italia, nonavalente) bene si inseriscono nell’orizzonte della riduzione prima – ria del rischio, poiché innescano una produzione di anticorpi che impe – disce ai ceppi a maggior rischio oncogeno di dare infezioni persistenti e lesioni. La loro efficacia è dimostrata da studi molto rigorosi, la loro sicurezza confermata da milioni di dosi già somministrate e da una continua vigilanza degli enti preposti. Un obiettivo di protezione geni – tale femminile che sarà ancora più ambizioso quando la vaccinazione diventerà “universale”, andando ad immunizzare anche gli uomini per prevenire i tumori genitali, anali e del cavo orale dovuti agli HPV, ridu – cendo ulteriormente la circolazione del virus. Ma anche allora non esisterà il rischio zero: lo screening del cervi – co-carcinoma dovrà essere continuato per la possibilità di lesioni cau – sate da tipi virali non inclusi nel vaccino, e la prevenzione per i tumori del corpo dell’utero procederà su un binario parallelo sperando in al – trettante novità dalla biologia molecolare e dalla diagnostica precoce. Certamente nessun test di screening è perfetto. Ogni procedura ha le sue limitazioni. Un insieme di informazioni costituite dalle caratteristiche della paziente e dai test eseguiti permetterà però di fornire una vera “stratificazione del rischio”: distinguere le poche donne a rischio dalla maggior parte che non lo sono. Questo consentirà in caso di rischio maggiore di velo – cizzare i percorsi di diagnosi e cura. E permetterà alle donne a basso rischio di attendere serenamente il tempo del test successivo senza ripetizioni inutili. Tutto potrà essere adeguato alle nuove scoperte scientifiche e dovrà sempre essere accompagnato dalla prevenzione attraverso lo stile di vita e il colloquio con il proprio medico.
Mario Preti Specialista in Ginecologia-Ostetricia e Oncologia Medica Dirigente medico, Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza Torino President elect International Society for the Study of Vulvo-vaginal Disease (ISSVD)
[/vc_column_text][vc_column_text]TUMORI DELL’UTERO. SAPERNE DI PIÙ È MEGLIO
■ Cosa posso fare per prevenire i tumori dell’utero?
■ Mi è stato diagnosticato un fibroma. Può peggiorare e dare luogo a un tumore maligno?
■ Prendo la pillola anticoncezionale da tanti anni. Può causarmi un tumore?
■ Ho ricevuto il referto del Pap test, e il mio medico mi ha prescritto anche la colposcopia. Che differenza c’è? Mi devo preoccupare?
■ Mia mamma ha 61 anni, e ha appena scoperto di avere un tumore all’endometrio. Verrà anche a me?
■ Sono entrata in menopausa abbastanza presto, e sto assumendo una terapia ormonale sostitutiva. Non è che questo può farmi rischiare un tumore all’utero?
■ Che sintomi dà il virus HPV?
■ Mi sottopongo al Pap test in modo regolare. È sufficiente per preservare la salute dell’utero?
■ L’HPV si trasmette solo attraverso i rapporti sessuali?
■ Ho ricevuto l’invito a far vaccinare mia figlia di 12 anni contro l’HPV. Ma è sicuro? Perché bisogna vaccinare ragazzine così giovani? Io preferirei evitare, tanto le insegnerò ad essere responsabile.
■ Le donne che hanno già contratto l’HPV possono vaccinarsi comunque? E qual è il costo del vaccino?
■ Perché posso far vaccinare mia figlia per l’HPV e mio figlio no?
La salute al femminile, specialmente quella che riguarda l’utero, è un argomento delicato e dalle tante sfumature.
Abbraccia tutte le età della donna, dalle ragazze di 11-12 anni che sono oggi invitate a ricevere il vaccino contro il papillomavirus, alle giovani che assumono la pillola e che iniziano a sottoporsi al Pap test, alle donne che entrano in menopausa. Oggi però oltre al passaparola da madre a figlia, che da sempre è il principale veicolo di informazioni sull’argomento (oltre ovviamente al medico di famiglia o al ginecologo), siamo bombardati da notizie di ogni tipo provenienti da televisione e internet, che se da un lato hanno contribuito a far cadere il tabù che permeava certi temi e ne ha favorito una discussione più libera, hanno anche purtroppo messo in circolazione tante informazioni scorrette e infondate.
La salute dell’utero, argomento storicamente “tipicamente femminile”, è oggi importante anche per gli uomini. Anche loro sono spesso portatori asintomatici del papillomavirus che in alcuni casi può essere pericoloso non solo per le donne ma anche per loro stessi, padri di ragazze che si affacciano oggi all’adolescenza scoprendo così anche la sfera sessuale. Saperne di più è quindi meglio, per tutti. Grazie ai risultati in ambito scientifico si può fare molto per prevenire e altrettanto per promuovere un atteggiamento consapevole. A partire dall’ambito familiare…
L’Utero
Se il seno rappresenta il simbolo “esteriore” della femminiltà, l’utero ne è l’essenza interiore e profonda, e incarna una componente fondamentale dell’essere donna: la possibilità della maternità, di generare nuova vita attraverso il proprio corpo. L’utero, infatti, organo cavo a forma di imbuto posto nel basso ventre, è la parte dell’apparato riproduttivo femminile che accoglie l’embrione prima e il feto poi e ne permette la crescita durante una gravidanza. È costituito da una parte centrale, il cosiddetto corpo dell’utero, collegato nella sua estremità superiore alle tube di Falloppio (che a loro volta portano alle ovaie), e da un canale inferiore, il collo o cervice, in collegamento con la vagina. Il corpo dell’utero costituisce la parte dell’organo preposta ad ospitare le gravidanze, ed è formato da due strati di tessuti diversi, ciascuno con la sua funzione. Il miometrio è lo strato muscolare esterno che consente all’utero di contrarsi per il parto.
L’endometrio è invece il tessuto rivolto verso la cavità uterina che, durante l’età fertile, ogni mese si ispessisce per permettere a un eventuale embrione di insediarsi, e che in mancanza di fecondazione si sfalda e viene espulso dando luogo alla mestruazione.
QUANDO L’UTERO SI AMMALA
Come tutti gli organi, anche l’utero può essere colpito da forme tumorali. I tumori uterini più frequenti sono fortunatamente benigni, non si diffondono cioè ai tessuti circostanti o altri organi sotto forma di metastasi e generalmente non costituiscono un pericolo grave. Fra i più comuni si trovano i fibromi, che colpiscono oltre il 25% delle donne sopra i 30 anni, l’endometriosi (causa principale di dolore pelvico cronico) e i polipi endometriali (frequenti soprattutto in vicinanza della menopausa)
LEIOMIOMI (O FIBROMI)
I leiomiomi, denominati anche fibromi, sono tumori benigni che originano dal miometrio. Appaiono come lesioni ben circoscritte, rotondeggianti, di consistenza elastica con caratteristico aspetto vorticoide dei fasci muscolari. Possono presentarsi come piccoli noduli o masse occupanti quasi tutta la pelvi. I leiomiomi sono classificati in base alla loro posizione: intramurali se compresi nello spessore del miometrio, sottomucosi sotto l’endometrio o sottosierosi sotto la sierosa (la parte più esterna dell’utero). Essendo estrogeno- e progesterone-dipendenti, si sviluppano durante l’età riproduttiva e regrediscono fino a trasformarsi in masse calcifiche dopo la menopausa. Sebbene spesso asintomatici, possono causare sanguinamenti uterini anomali, mestruazioni abbondanti, dolore addominale e, in alcuni casi, infertilità. Spesso vengono individuati con l’esplorazione pelvica grazie al riscontro di un utero aumentato di volume, e all’ecografia transvaginale appaiono come masse uterine con un anello di vascolarizzazione periferico. Le terapie mediche prevedono l’utilizzo di contraccettivi orali, di agonisti GnRH o più recentemente di ulipristal acetato. I trattamenti chirurgici a disposizione sono l’asportazione del mioma (miomectomia) attraverso un’incisione addominale o per via laparoscopica, l’isteroscopia operativa per i leiomiomi sottomucosi, l’embolizzazione dei vasi che nutrono il mioma. Il medico curante proporrà le migliori prospettive terapeutiche valide per il singolo caso. CERVICE VAGINA OVAIO TUBE UTERINE (O DI FALLOPPIO) 12 13
L’ENDOMETRIOSI
L’endometriosi consiste nella presenza di tessuto endometriale (tipico della parte interna dell’utero) al di fuori dell’utero (in particolare ovaia e tube). È una delle cause più comuni di dolore pelvico cronico. In fase precoce può causare dolore ciclico durante le mestruazioni; con la progressione della malattia il dolore può diventare cronico, accom – pagnato da dolori durante i rapporti sessuali e lo svuotamento dell’inte – stino. I focolai endometriosici rispondono agli effetti ormonali del ciclo mestruale: per questa ragione vanno soggetti a piccoli sanguinamenti localizzati, che a loro volta provocano reazioni infiammatorie, danni tissutali, fenomeni cicatriziali e formazione di aderenze . La diagnosi presuntiva può essere eseguita con l’ecografia, quella definitiva con la laparoscopia e l’esame istologico. Spesso, in caso di sospetto clinico, prima della diagnosi laparoscopica viene tentata la te – rapia medica con estro-progestinici senza fase di sospensione, pro – gestinici, Danazolo o agonisti GnRH . La terapia chirurgica può consistere nella cauterizzazione o asporta – zione delle lesioni endometriosiche, e ha un tasso di successo che può andare dal 45 al 85%. In casi più severi può essere necessario ricorrere alla rimozione di tratti di intestino e di uretere.
I POLIPI ENDOMETRIALI
I polipi endometriali sono costituiti da masse di dimensioni variabi – li fino ad alcuni centimetri che protrudono nella cavità endometriale. Possono presentarsi a qualsiasi età e solitamente si manifestano con un sanguinamento uterino anomalo. Istologicamente possono essere costituiti da endometrio funzionante o iperplasia di tipo cistico. La stragrande maggioranza dei polipi endometriali ha caratteristiche istopatologiche benigne; raramente possono essere sede di lesioni premaligne o maligne, come l’iperplasia atipica o l’adenocarcinoma. La diagnosi può essere eseguita mediante ecografia transvaginale e l’ultrasonoisterografia (nella quale viene immessa una soluzione all’in – terno dell’utero durante l’esame ecografico). Tuttavia la diagnosi certa si raggiunge solo con l’isteroscopia, fondamentale nel predire l’isto – logia del polipo mediante l’esecuzione di biopsie mirate, e di conse – guenza cruciale nell’eventuale programmazione terapeutica. La poli – pectomia isteroscopica è considerata il trattamento di scelta, poichè consente la completa rimozione alla base di impianto del polipo e la definizione istologica definitiva, a differenza del raschiamento che ha un più basso tasso di successo e molto spesso asporta anche l’endo – metrio circostante.
I TUMORI DEL CORPO DELL’UTERO
Non sempre i tumori che colpiscono il corpo dell’utero sono benigni: in Italia si stima che ogni anno circa 8000 donne ricevano una diagnosi di tumore maligno: si tratta della quinta neoplasia più frequente nella popolazione femminile. Ciascuno strato del corpo uterino può sviluppare un diverso tipo di tumore maligno, con caratteristiche e indicazioni terapeutiche specifiche. L’endometrio è quello più colpito: gli adenocarcinomi sono la forma di neoplasia ginecologica più frequente e tendono a svilupparsi dopo la menopausa, soprattutto dai 60 anni in poi. Nell’80% dei casi questi tumori sono di tipo endometrioide, dovuti ad una crescita incontrollata delle ghiandole dell’endometrio, mentre più raramente (nel 5% o meno dei casi) emergono forme più aggressive come adenocarcinomi papillari o a cellule chiare, così chiamati per le caratteristiche che li distinguono al microscopio. Possono presentarsi anche forme con caratteristiche miste fra le varie tipologie. Lo strato muscolare e connettivo del corpo uterino può invece dare luogo allo sviluppo di sarcomi, più rari ed eterogenei. In particolare i leiomiosarcomi originano nel miometrio e comprendono circa il 2% di tutti i tumori del corpo dell’utero, mentre i sarcomi endometriali stromali nascono nel tessuto connettivo che fornisce supporto all’endometrio e rappresentano l’1% dei tumori uterini. Esistono inoltre forme che presentano caratteristiche miste tra adenocarcinomi e sarcomi, definite carcinosarcomi uterini.
I FATTORI DI RISCHIO PER I TUMORI DEL CORPO DELL’UTERO
Il primo, come per la maggioranza dei tumori, è l’età: più si invecchia e maggiori sono le probabilità che qualche cellula del nostro organismo “impazzisca” dando origine a un tumore. La nulliparità (non aver avuto figli) e la menopausa tardiva sono due ulteriori elementi di rischio. Ma ci sono anche altri fattori che aumentano il rischio, e molti sono collegati alle nostre scelte e allo stile di vita, ad esempio l’obesità e il diabete: donne obese o diabetiche hanno un rischio rispettivamente tre e quattro volte più alto di contrarre un tumore endometriale rispetto a donne non diabetiche e normopeso. Inoltre, essendo l’utero strettamente dipendente dall’azione degli ormoni femminili, anche altri fattori come la comparsa precoce delle mestruazioni, una menopausa tardiva, l’assenza di gravidanze e l’assunzione di terapie ormonali sostitutive a base di soli estrogeni (usate ad esempio all’insorgenza della menopausa) possono aumentare il rischio. Al contrario, l’assunzione di estrogeni combinata a progesterone, come nel caso della pillola anticoncezionale, non sembra aumentare il rischio di contrarre un tumore all’utero e anzi sembrerebbe avere un’azione protettiva.
OCCHIO AI SINTOMI
Spesso i tumori del corpo uterino comportano sintomi fin dagli stadi precoci, e possono pertanto essere diagnosticati subito e trattati al meglio: per questo motivo di solito la prognosi è buona e la sopravvivenza può superare il 90%, a seconda della posizione, della tipologia e dello stadio. Nel caso in cui comparissero sanguinamento anomalo (non ascrivibile al ciclo mestruale normale), perdite vaginali o dolore nella zona pelvica, è bene consultare con tempestività il proprio medico o ginecologo di fiducia. COME VIENE DIAGNOSTICATO IL TUMORE ALL’UTERO? In presenza di sintomi sospetti è importante non aspettare e rivolgersi a un ginecologo: non è detto che siano la spia di un tumore, ma solamente un professionista potrà, tramite una visita, valutare la situazione e nel caso decidere di procedere con ulteriori esami diagnostici. I test diagnostici attraverso cui verificare la presenza di un tumore dell’endometrio possono essere molteplici:
■ l’ecografia transvaginale: esame assolutamente indolore che valuta lo spessore e le caratteristiche della mucosa endometriale suggerendo successivi approfondimenti diagnostici;
■ il raschiamento della cavità uterina (anche chiamata dilatazione e curettage) tramite dilatazione del collo dell’utero e il raschiamento della parete endometriale (procedura generalmente condotta sotto sedazione o anestesia).
In caso di presenza di tumore è importante valutarne l’estensione. I tumori del corpo dell’utero sono in genere classificati secondo quattro stadi: al primo stadio la massa è confinata al corpo uterino; al secondo il tumore ha raggiunto la cervice uterina, pur essendo ancora limitato all’utero; al terzo ha invaso altre zone dell’area pelvica; al quarto stadio il tumore si è diffuso nell’addome (vescica/retto)e può aver metastatizzato in tessuti distanti (come polmoni e ossa).
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